sabato 24 settembre 2011

i perchè di ... pubblicata da Claudia Petrazzuolo il giorno lunedì 12 settembre 2011 alle ore 9.41

Un uomo: leggo, da qualche parte, che voci “amiche”, ove mai si potesse usare questo aggettivo riferendolo al nostro presidente del consiglio, parlino sempre più insistentemente all’uomo Berlusconi perché cominci a preparare una sua uscita dall’area di governo e pensi ad una sorta di concordato con alcune delle forze, ora all’opposizione, per poi dimettersi. L’uomo ha diversi problemi e non tutti solo di natura giudiziaria: finché resta capo del governo è comunque una figura di potere, comunque incute da una parte rispetto e dall’altra timore, comunque gli si deve del riguardo, comunque può trovare delle scappatoie a urgenze anormali. Qualora invece si dimettesse, onorevole o no, le cose acquisterebbero una accelerazione improvvisa e per lui tutto diverrebbe meno gestibile. L’uomo ha ben presente tutte queste cose, non è un politico ma un mercante e come tale pone i propri interessi al di sopra di ogni cosa lasciando quindi anche che il paese percorra sino in fondo quella china da cui poi sarà molto difficile risalire. Tutto ciò premesso DEVE essere chiaro a tutti che quand’anche l’uomo avesse una resipiscenza “coscienziale” il problema non sarà risolto perché chiunque gli succeda, in questa fase e per motivi di accordi prestabiliti, potrà solo essere peggiore e MAI migliore.

Un governo: tante volte avete letto o scritto che l’impianto che gestisce le cose nazionali si compone di nani clown e ballerine e questi sostantivi, benché usati a ragione, io, oggi, preferisco attribuirli alle cariche politiche e non alle persone in quanto tali. Non è pentimento o rispetto, che non c’è, ma è solo constatazione del fatto che queste persone, proprio perché nullità assolute faranno di tutto per non essere defenestrate, ricorreranno anche al ricatto politico per mantenere quanto più a lungo possibile un rilevanza che altrimenti cesserebbero di avere e che nessuno gli renderebbe mai più, ecco spiegato il perché quale che sia l’immediato futuro politico di questo disgraziato paese è letteralmente IMPOSSIBILE che esso sia indirizzato verso una equità e verso una transizione tali da assicurare un cambiamento normale, non solo di indirizzo, ma anche generazionale e qualitativo.
Un popolo: le persone di cui sopra parlavo, sono comunque espressione di un voto popolare. Un voto condizionato, dovuto a scelte guidate ed imposte, ma pur sempre popolare. Le persone che compongono il popolo di questo paese sono TUTTE, compresi coloro che non hanno votato a destra, in qualche modo ricattabili; non perché malfattori o disonesti, ma proprio perché onesti e lavoratori; hanno al settanta/ottanta percento dei casi qualcosa da perdere, hanno la consapevolezza di non stare troppo male rispetto al peggio dell’ignoto, si guardano indietro ed ancora, lì, vedono qualcuno che sta peggio e quindi, si convincono che hanno ancora la possibilità di fare un ulteriore buco alla cintura e sperano che succeda qualcosa per intercessione divina che risolva come d’incanto la situazione. Disquisiscono di mercati e di spread, di buoni del tesoro o di bond europei, si fingono economisti come lo si finge Tremonti e dimenticano, o fingono di dimenticare, la personale lista della spesa quotidiana che diventa di giorno in giorno più cara rendendo le loro dispense sempre più vuote e più difficili da rendere presentabili. Augurarsi la FAME per tutti non è onesto né bello, ma certo è che fino a che ci sarà qualcuno che sta peggio, a nessuno di noi verrà in mente di lottare seriamente per il bene di tutti gli altri.
Una Nazione: quale?. Se qualcuno sa indicarmene una che possa identificarsi nel territorio che va dalle Alpi a Pantelleria io sarò ben lieta di disquisirne. Esseri lombardi piuttosto che campani, sicliani, veneti, sardi o pugliesi o … qualcos’altro, non vuol dire essere ITALIANI. Almeno fino ad ora … domani si vedrà!.

pubblicata da nel nome del popolo sovrano il giorno martedì 13 settembre 2011 alle ore 0.07

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